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Jaan Roose: Il Funambolo che Sfida l’Impossibile sullo Stretto di Messina

L’equilibrio è il suo mestiere, il coraggio il suo pane. Sei giorni per provare a entrare nella storia, come gli uomini dell’Odissea che Ulisse sacrificò per sfidare Scilla e Cariddi, attraversando lo stretto di Messina. Entro l’11 luglio, Jaan Roose tenterà di mettere le ali, come recita il famoso slogan di Red Bull, promotrice del progetto, e di scrivere il suo incredibile capitolo: camminare dalla Calabria alla Sicilia sospeso su una fettuccia sintetica agganciata a due piloni che un tempo portavano l’elettricità dal continente all’isola. Questa disciplina si chiama slackline e il 32enne estone è uno dei migliori al mondo. Su una fettuccia larga appena 1,9 centimetri e lunga 3,646 chilometri, tenterà un’impresa da Guinness dei primati, quasi un chilometro oltre il precedente record stabilito da Augustin Moinat in Francia nel 2022.

“Sto vivendo un misto tra paura ed eccitazione, sento di portare al limite la sfida con me stesso,” dice Roose alla vigilia del suo tentativo di stabilire un nuovo primato mondiale. La paura e l’adrenalina convivono e si trasformano prima di un’impresa simile. “Mentalmente, devo concentrarmi su ciò che faccio. Ridurre al minimo le distrazioni e andare avanti, cercando di restare lucido, passo dopo passo.” Circa 15mila passi, come in una partita di calcio, ma senza metafore: anche se Roose sarà assicurato a un cavo di backup, i campioni non ammettono passi falsi.

“La paura è fondamentale e, per certi versi, il motore delle mie sfide. Si ha paura dell’ignoto, di qualcosa mai realizzato prima. Ma lavoro per non lasciarle prendere il controllo.” La paura ti permette di non sottovalutare l’impresa e di lavorare duro per essere pronto. “So che la paura è lì, ma non mi fa tremare. So cosa fare per restare in equilibrio, assimilo solo le informazioni fondamentali e non mi distraggo, mi concentro, mangio bene, mi idrato. Sul vento e sul sole, però, non ho controllo.”

Il sole sarà un fattore, perché camminare per 3-4 ore a oltre 200 metri d’altezza, con tutti i muscoli contratti per mantenere l’equilibrio su 19 millimetri di slackline, sotto il caldo che consuma energie e disidrata, non è per tutti. “Ma Jaan è preparato anche a questo,” spiega il collega slackliner tedesco Friedi Kühne, arrivato sullo stretto per supportare l’amico. “Ora è totalmente concentrato, altrimenti non sarebbe la persona giusta. È un ragazzo magnifico, solare, divertente, ma in questo momento la sua mente è focalizzata sulla perfezione per concludere la sua sfida.”

La sfida più grande della sua vita, racconta Roose, che ricorda il preciso istante in cui ha sperimentato la slackline e se ne è innamorato. “Era il 5 maggio 2010 e a mezzogiorno provai a fare qualche passo su una slackline, cadendo subito. Poi uno in più. E uno ancora. In quel momento capii che sarebbe stata la mia vita.” Da allora, la ricerca della perfezione è diventata quasi un’ossessione. Ecco perché la slackline su cui tenterà l’impresa è 6 millimetri più stretta di quelle abituali. “Bisognava trovare il compromesso tra l’attrito necessario e il bisogno di ridurre l’effetto vela causato dal vento.”

Il vento è la principale preoccupazione di Roose, che si è immerso nella realtà del Sud Italia. “Appena arrivato, sono rimasto sconvolto da quanto le persone mangino qui – scherza – io all’antipasto sono già sazio. Ma sono felice di provare questa impresa qui perché conosco la storia di questo posto, gli eroi che hanno attraversato lo stretto.” E, anche se non lo dice, forse spera di essere ricordato come uno di loro.

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