CINEMA

“New York in Silenzio: La Battaglia per la Sopravvivenza contro gli Alieni di A Quiet Place”


La città di New York è stata distrutta da alcune meteore infuocate. Queste portavano con sé enormi mostri alieni che, come le locuste della Bibbia, hanno deciso di attaccare e distruggere qualunque cosa facesse rumore. In poche ore, il mondo è andato completamente in malora. Ora la gente si nasconde nelle chiese, approfitta delle fontane che coprono i suoni, o si rintana nei teatri e nelle stazioni della metropolitana. C’è tanta paura, ora che l’umanità è condannata a un gioco perverso: se non si parla sottovoce, se si fa rumore camminando, se si strappano i vestiti, si va incontro alla morte. La situazione è ironica, specie se si considera che 90 decibel – ovvero, come dice il film, l’equivalente di un urlo continuo – sono la normalità nella Grande Mela.

I primi due film della saga di A Quiet Place sono degli horror assolutamente deliziosi, ricchi di suspense, terrore e conflitti tra i personaggi. Nel primo film, una famiglia fa del suo meglio per sopravvivere agli attacchi di alieni privi della vista, ma dotati di una gran sete di sangue, mentre si trovano in una fattoria isolata. Anche il sequel si concentra sulla stessa famiglia, con la mamma Evelyn, interpretata da Emily Blunt, che guida i suoi figli dopo la morte del marito Lee, interpretato da John Krasinski. La storia segue le loro avventure in luoghi devastati e pericolosi alla ricerca di una nuova Utopia. E nel bene e nel male, si sente il peso del budget. Nulla è esagerato o eccessivo, un approccio che spesso funziona per i film dell’orrore. Del resto, come hanno dimostrato Steven Spielberg con Lo squalo e Alfred Hitchcock con Psycho, non c’è bisogno di strafare con gli effetti speciali per spaventare il pubblico.

A Quiet Place: Giorno 1 sembra il primo vero blockbuster della saga. L’ambientazione, specie ogni volta che la Grande Mela appare sullo sfondo di inquadrature ricche di effetti, sottolinea la distruzione. Quando arrivano gli alieni, il personaggio di Sam (interpretato da Lupita Nyong’o) si trova nel centro di New York, in mezzo al caos della folla. Sta facendo shopping, consumando, parlando, gridando, chiamando, sfrecciando davanti ai taxi gialli che suonano il clacson, e coprendosi le orecchie contro il rumore delle sirene. Praticamente un banchetto per gli alieni. Quando inizia la fine del mondo, è come uno stacco improvviso, caratterizzato da una spessa nuvola di cenere. È difficile non pensare a Ground Zero, come si è visto nei telegiornali di tutto il mondo l’11 settembre 2001.

In questo film si nota anche l’ispirazione de La guerra dei mondi di Spielberg, uscito dopo la caduta delle Due Torri. La durata del film (95 minuti, esclusi i credits) mantiene alta l’adrenalina. In effetti, la camicia che portavo, le mie mani e il mio viso hanno fatto le spese della tensione. Peraltro, ci sono diversi jumpscare, che potrebbero non piacere a tutti.

Va detto che il film, oltre agli spaventi, non risparmia l’ironia e ci mette tutto il cuore. Ad esempio, Joseph Quinn compare più o meno a metà della pellicola, nei panni di Eric, uno studente di giurisprudenza del Kent che sembra non avere tutte le rotelle a posto. Si unisce al gruppo di Sam per cercare l’ultima fetta di pizza al mondo, che si troverebbe ad Harlem. La cosa sembra folle, almeno finché l’ossessione di Eric non viene spiegata.

Il regista Michael Sarnoski, dopo l’ottima prova con Pig-Il piano di Rob, in cui Nicolas Cage interpreta un cuoco malridotto che cerca di riprendere il suo maiale da tartufi, è riuscito a mantenere perfettamente in equilibrio i protagonisti, la trama e la guerra a base di effetti speciali di A Quiet Place: Giorno 1. Il film vibra di emozioni, senza sbavature. E non guasta neppure il gatto di Sam, bravissimo in tutta la sua seduzione felina.

Insomma, gli ingredienti per un film di grande successo ci sono tutti: non solo è interessante dal punto di vista tecnico, ma genera anche delle sensazioni che rappresentano un buon motivo per andare al cinema. Poi, certo, gli horror vanno forte anche perché essere spaventati piace a tutti.

La logica del film può fare acqua in certi punti, ma è un difetto tipico della saga di A Quiet Place. E comunque, si tratta di un film: se la sospensione d’incredulità accetta una torma di alieni ciechi pronti a distruggere il mondo, si possono immaginare anche dei gatti che non miagolano. Con buona pace delle nostre orecchie, converrà prepararsi all’impatto di questo episodio della saga, specie durante un’estate all’insegna dell’horror come questa.


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